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Dopo il lockdown l’italia riparte

Decisi segnali di recupero dall’andamento delle richieste di credito da parte delle famiglie
Dalle elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF – emergono i primi segnali di ripresa del numero di richieste di credito presentate dalle famiglie dopo la flessione registrata a seguito del lockdown disposto dal Governo a partire dal 9 marzo scorso per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19.
Prendendo come valore di riferimento (100%) la settimana compresa tra il 9 e il 15 marzo scorso, che ancora beneficiava delle istruttorie imbastite nelle settimane precedenti, il picco negativo è stato registrato nelle due settimane comprese tra il 23 marzo e il 5 aprile, quando i volumi si sono attestati intorno alla metà di quelli pre-lockdown. Dalla settimana successiva è iniziato un percorso di progressivo recupero, seppur con intensità differenti a seconda delle diverse forme tecniche considerate nell’analisi di CRIF, per arrivare nella settimana compresa tra il 4 e il 10 maggio a volumi di richieste pari al 92% di quelli pre-lockdown.
Per quanto riguarda i Mutui immobiliari, dopo aver visto le richieste dimezzarsi nella 13^ e 14^ settimana dell’anno, quando i volumi si sono attestati rispettivamente al 49% e al 51% rispetto a quelli che si registravano prima del lochdown, a partire dalla settimana iniziata il 6 aprile è iniziato un percorso di costante seppur lento recupero, che nelle ultime 3 settimane di osserrvazione ha visto i volumi stabilizzarsi intorno al 76% di quelli abituali.
Per quanto riguarda invece le richieste di prestiti personali, l’andamento mostra una debolezza più prolungata che perdura sostanzialmente fino alla settimana iniziata il 4 maggio in cui è evidente il cambio di passo che riporta i volumi al 66% di quelli precedenti al lockdown. Tra tutte le forme tecniche considerate, è quella che complessivamente ha risentito maggiormente della situazione emergenziale, con la pandemia globale che plausibilmente indotto le famiglie ad adottare un atteggiamento attendista e prudente.
Dinamica molto diversa è quella fatta registrare dai prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (quali auto, moto, arredamento, elettronica, elettrodomestici, impianti per l’efficientamento energetico della casa, spese mediche, palestre, tempo libero, etc.). Nello specifico, questa forma tecnica è quella che più di tutte ha risentito maggiormente della chiusura degli esercizi commerciali disposta dal Governo per fronteggiare la diffusione dell’epidemia, arrivando per alcune settimane ad assestarsi a un terzo dei volumi pre-lockdown, ma è anche quella che ha mostrato un più deciso recupero, al punto che nell’ultima settimana di osservazione i volumi risultano significativamente superiori a quelli della settimana indice, assestandosi al 116%.
Questo potrebbe stare a significare che, durante la fase di maggior incertezza e di impossibilità fisica di effettuare acquisti se non attraverso il canale online, le famiglie avevano posticipato i propri progetti di acquisto mentre ora stanno tornando ad attivarsi con decisione sul fronte dei consumi, anche nella componente dei beni durevoli, sostenuti da un finanziamento.
Nell’ambito dei prestiti finalizzati, un approfondimento a parte va dedicato a quelli presentati alle società finanziarie specializzate per sostenere l’acquisto di un’auto: dopo il lockdown le richieste sono letteralmente crollate e per ben 7 settimane sono rimaste stabilmente al di sotto del 20% dei volumi che si registravano prima del blocco. Del resto va sottolineato come in questa fase il mercato auto abbia visto una drammatica contrazione delle immatricolazioni, pari a -85,4% nel mese di marzo e -97,5% ad aprile.
Relativamente all’andamento delle richieste di finanziamento presentate alle società specializzate, nell’ultima settimana di osservazione si registra però una ripresa robusta che riporta i volumi fino al 78% di quelli presi a riferimento.
Segnali incoraggianti arrivano anche dal fronte delle richieste di carte di credito che, dopo una naturale flessione perdurata alcune settimane, a partire dalla metà di aprile hanno intrapreso un percorso di deciso rientro verso la normalità, tanto che nella settimana compresa tra il 4 e il 10 maggio i volumi di richieste sono risultati pari al 93% di quelli pre-lockdown.
Tra tutte le forme tecniche di credito alle famiglie che sono state considerate nell’analisi di CRIF sono però le richieste di fidi ad essererisultata la tipologia che ha meno risentito degli impatti dell’emergenza Coronavirus, avendo contenuto la flessione nelle settimane immediatamente successive al lockdown ed essendo già ritornate nella settimana compresa tra il 4 e il 10 maggio su livelli addirittura superiori a quelli precendenti, assestandosi al 105%.
“L’andamento delle richieste di credito da parte delle famiglie mostra inequivocabili segnali di ripresa dopo la fase di lockdown, a conferma che gli italiani hanno parzialmente posticipato alcuni progetti di spesa sostenuti da un finanziamento a causa del blocco delle attività ma che, con la riapertura, il Paese sta progressivamente ripartendo. Ora è però fondamentale che le aziende siano messe nella condizione di soddisfare questa domanda, fondamentale per il rilancio dell’economia, senza modificare la loro attitudine a erogare o appesantendo le condizioni di offerta ad esempio attraverso la richiesta garanzie accessorie – commenta Antonio Deledda, Direttore del Credit Bureau di CRIF -. Considerando che le erogazioni di credito vengono accordate dagli istituti anche grazie alle informazioni contenute nei SIC, siamo chiamati a svolgere un ruolo ancora più importante. Senza la disponibilità di dati completi e aggiornati sulla storia creditizia dei richiedenti si stima che l’entità dei finanziamenti che non verrebbero erogati sarebbe pari a circa 30 miliardi di Euro per i mutui e a 12 miliardi per i soli prestiti personali. Inficiando lo sforzo che l’intero Paese dovrà affrontare per far ripartire l’economia”.

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