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Gestione del credito, il contratto M5S-Lega preoccupa i principali player del settore

Il comparto del recupero credito è preoccupato della contrarietà del futuro Governo sul recupero forzoso dei crediti da parte delle banche e delle società finanziarie
Il contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord preoccupa i principali player e i massimi esperti del comparto del recupero credito. Da quanto si evince dal capitolo 5, dedicato agli istituti di credito e alle finanziare e intitolato “Banche per gli investimenti e risparmio”, al secondo paragrafo dedicato alla “Tutela del risparmio” è prevista la soppressione delle norme sull’azione nei confronti dei debitori senza la preventiva autorizzazione della magistratura. Nello specifico, nella nota indicata è riportato che: “In materia di recupero forzato dei crediti da parte di banche e società finanziarie, intendiamo sopprimere qualunque norma che consenta di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria”.
L’iniziativa del futuro Governo ha già messo in agitazione l’intero comparto, tanto da far registrare in Borsa forti tensioni per i principali player del settore (Banca Ifis, Cerved, doBank), toccando i valori minimi del 2017.
Secondo gli esperti, tali azioni implicherebbero maggiori difficoltà e tempi più lunghi di recupero e conseguentemente un inasprimento dei criteri e dei costi di concessione dei prestiti con una ricaduta negativa sull’economia reale. L’allungamento dei tempi in merito al recupero dei crediti, tra l’altro, va in direzione contraria a quanto fatto dal Governo negli ultimi anni. Gli Npl rischierebbero di restare per più tempo in pancia alle banche, nonché ridurrebbero l’appeal del mercato su tali crediti deteriorati considerate le difficoltà di riscossione. Un’altra contraddizione infine, riguarda l’apparato giudiziario: il testo infatti è in forte antitesi con le finalità di snellimento delle procedure manifestate e reclamate finora.
Secondo Christian Arsenio, amministratore delegato di Distressed Technologies, è poco chiaro “se il riferimento sia a quelle forme di recupero consensuale in via telefonica”. “ Se per assurdo” ha sottolineato Arsenio “l’intenzione fosse quella di imporre un passaggio autorizzativo prima di poter chiamare il debitore, allora si renderebbe l’azione di recupero più lunga, più costosa e più incerta. Se cosi fosse, il mark to market dei non performing loans e degli unlikely to pay ne soffrirebbe drasticamente, provocando una battuta d’arresto nel processo di delaveraging dei nostri istituti”. L’intera filiera del settore potrebbe risentirne: le società che fanno mera phone collection stragiudiziale, per esempio, potrebbero vedere stravolta la loro operatività.
 

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