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NPL, dalle banche ai servicer. È la “Rivoluzione industriale” del credito?

L’NPL Meeting di Banca IFIS, a Venezia ha certificato, oltre al buon andamento del mercato, l’imporsi dei grandi servicer, per una gestione high performance dei portafogli.
Un tiepido settembre, che al Lido di Venezia debutta con la Mostra del Cinema, si conclude nello stesso luogo con una trama davvero “Hot”: quella dei crediti deteriorati. O meglio con un nuovo importante episodio di una serie ormai lunga e popolare, cioè la gestione degli NPL in carico agli istituti bancari italiani. E, per i servicer, gli operatori che acquistano le sofferenze, gli ultimi dati certificano l’ormai avvenuta apertura di scenari assai ampi e promettenti. Siamo ormai in piena fase d’”industrializzazione” del trattamento dei crediti non esigibili.
È tra i tanti dati interessanti affiorati nel corso di Banca IFIS NPL Meeting, l’evento dedicato che quest’anno, per la prima volta, è stato ospitato qualche giorno fa dal sontuoso scenario lagunare del Palazzo del Cinema. Nel titolo, il programma e una preview dei contenuti: l’acronimo NPL, infatti, per questa occasione è passato a significare “Next Performing Level”.
Ma facciamo un piccolo passo indietro e diamo un’occhiata ai numeri.
Alla fine di luglio Iil sistema finanziario italiano totalizza 252 miliardi di euro in NPL. Di questi, 127 risultano a bilancio delle banche mentre 130 sono passati nelle mani di gestori, tramite transazioni, e 5 sono invece i miliardi di euro che i detentori dei portafogli ceduti sono riusciti a riscuotere  Le banche italiane sono riuscite a ridurre la quantità di NPL iscritti a bilancio di ben 76 miliardi, con un calo percentuale del 37%.
Il 52% delle sofferenze a bilancio delle banche sono secured, ovvero coperte da garanzie reali: questa, di per sé, è un’ottima notizia. Basti pensare che solo nel 2010 la percentuale di rapporti analoghi ammontava appena al 31% del totale.
Le transazioni, nell’anno in corso, sono stimate a 83 miliardi di operazioni, in aumento del 17% rispetto all’anno precedente, per un valore di mercato stimato sui 22 miliardi di euro (nel 2017 il valore è stato di 13 miliardi).
Altri dati interessanti che emergono dal Market Watch NPL: l’aumento dei prezzi dei portafogli mixed (+9%) e secured (+2%) rispetto al 2017 e, soprattutto, una concentrazione del business nelle mani di pochi soggetti sempre più specializzati: i grandi servicer, a sei dei quali fanno capo ben il 53% delle cessioni di portafogli NPL: 15% DoBank, 13% Cerved, 8% Banca Ifis, 7% Prelios, 6% Tersia e 5% SGA.
Tirando le somme quindi, possiamo dire: va piuttosto bene e di sicuro va meglio. Il mercato degli NPL è vivo e le sofferenze bancarie in questo ambito vanno costantemente facendosi più sopportabili, come richiesto (o imposto) da varie e autorevoli parti. Ma si delinea, in tema di gestione, l’imporsi degli operatori del credito, i servicer già menzionati. L’avevamo previsto e auspicato in tempi non sospetti, proprio da queste pagine Web. Gli operatori professionali del credito oggi sono diventati protagonisti nella “filiera” dei crediti deteriorati e, grazie al loro intervento, l’intero sistema scopre e trae beneficio da nuove economie di scala, di tipo decisamente più “industriale” e performante.
Il futuro? Facciamo un’altra previsione facile facile: si continuerà su questa strada, con sempre crescente soddisfazione e a maggior onore di tutto il settore.
 
 

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