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Nuova proposta della Bce: una piattaforma di trading per gli Npl

La Banca Centrale Europea avvalla la proposta di una piattaforma unica per aiutare le banche a liberarsi dei crediti in sofferenza

È dei giorni scorsi la nuova proposta della Bce, pubblicata nel rapporto semestrale Financial Stabilty Review” in merito alla “patata bollente” dei non performing loans: disporre di una piattaforma di trading centralizzata costituita dalla stesse banche o da una terza parte (un data provider) per liberare gli istituti dell’eurozona dalla montagna di crediti deteriorati che gravano sui loro bilanci (oltre 900 miliardi di euro)

Nel report la Banca Centrale Europea sostiene la validità della proposta che di fatto potrebbe contribuire a ridurre i costi per i potenziali investitori e di conseguenza aumentare i prezzi di vendita dei prestiti in questione. La funzione della piattaforma unica sarebbe quella di raccogliere, convalidare e armonizzare i dati sugli Npl e offrire agli investitori la capacità di effettuare transazioni. I governi non sarebbero chiamati a finanziare la piattaforma, ma altresì ad incentivare le banche a farne uso e di introdurre nuove regole per facilitarne la creazione. I costi operativi della piattaforma verrebbero sostenuti dal settore, mentre l’investimento iniziale fisso potrebbe essere “sostanziale”. A conclusione del rapporto viene sottolineato che “portando trasparenza al mercato e riducendo i costi di transazione è possibile abbassare le barriere all’ingresso e di conseguenza si potrebbe portare al mercato una platea più ampia e diversificata di investitori, aumentando la competizione sui prezzi e creando un mercato più profondo e più liquido”.

Stando alle stime dell’Abi, a fine settembre nei bilanci delle banche italiane si trovavano ancora 262 miliardi di euro di Npl lordi, di cui almeno 228 miliardi facenti capo alle prime dieci banche del Paese. A frenarne l’acquisto, secondo l’analisi di Abi, è stato finora la confusione generale nei dati dei singoli crediti forniti dalle banche, dovuta alla mancanza di documenti e di standardizzazione nella loro classificazione Se il progetto della piattaforma unica andasse a buon fine, esso potrebbe risollevare un mercato degli Npl che al momento è inefficiente, caratterizzato da una basso numero di grandi acquirenti e di conseguenza da bassi volumi di acquisti.

Maggiore trasparenza e costi minori dovrebbe voler dire volumi in crescita, nonché la possibilità di procedere non più con maxi-cessioni, come quelle realizzate nei mesi scorsi da Unicredit o Mps, ma in modo strutturato, standardizzato e attraverso aste di piccole tranche tra loro omogenee. Le banche italiane, se l’iniziativa della Bce portasse a risultati concreti, potrebbero tirare un sospiro di sollievo venendo meno l’ipotesi, decisamente più minacciosa, di dover applicare da gennaio le nuove norme sugli stock dei crediti deteriorati.

La vigilanza bancaria europea infatti, difende la proposta di chiedere alle banche maggiori accantonamenti sui nuovi non performing loans. Ad oggi, lo stock di Npl in portafoglio agli istituti dell’eurozona è pari a circa 800 miliardi di euro. L’addendum della Bce prevede che dal primo gennaio 2018 i nuovi crediti deteriorati debbano essere coperti al 100% in due anni, se non assistiti da garanzia, e in sette anni se garantiti.

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