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Rapporto Cerved 2017: segnali positivi per le PMI

Il Rapporto Cerved PMI 2017 conferma i segnali positivi emersi l’anno prima. Con il piano Industria 4.0 ripartono anche gli investimenti.

La Piccola media impresa continua a mostrare risultati incoraggianti; questo quanto emerso dai dati del Rapporto Cerved PMI 2017. Le piccole e medie aziende italiane che soddisfano i requisiti richiesti per numero di dipendenti, fatturato e bilancio in attivo sono 140.362 Nell’ultimo anno hanno prodotto un giro d’affari di 871 miliardi di euro, un valore aggiunto di 203 miliardi (pari al 12,5% del Pil) e contratto debiti finanziari per 235 miliardi. Le PMI contano 3,9 milioni di lavoratori totali, di cui 2,1 lavorano in aziende piccole e 1,8 in aziende di medie dimensioni.
Il dato rilevante e che rappresenta una vera e propria inversione di marcia rispetto agli anni scorsi riguarda la crescita degli investimenti. A gennaio, il governo ha varato il piano Industria 4.0 con lo scopo di rilanciare la competitività dell’industria e della produttività italiana attraverso una serie di incentivi per l’innovazione, a supporto sia di investimenti in beni strumentali, sia di beni immateriali come software e sistemi IT, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.

In merito a questo, secondo il Rapporto Cerved, è stata registrata una maggiore e diffusa propensione all’investimento. Le PMI hanno infatti incrementato gli investimenti dal 6,2% al 7,8% rispetto alle immobilizzazioni materiali, con andamenti positivi in tutte le dimensioni e in tutti i settori considerati, compresi quelli che precedentemente avevano mostrato tendenze altalenanti. In particolare, a beneficiarne sono stati soprattutto i settori industriali a più alta automazione, laddove l’investimento risulta necessario per tenere il passo dello sviluppo tecnologico.  Per questo specifico comparto si sono ottenute performance brillanti, con un differenziale di crescita di 15-20 punti percentuali in termini di ricavi e di valore aggiunto e una redditività netta quasi doppia rispetto a quella dei settori meno automatizzati. Tutt’al più, alla crescita degli investimenti è incrementato il margine economico per poter investire ancora a rischio contenuto.
In generale comunque, le PMI continuano a crescere con una redditività che si attesta intorno ai dati pre-crisi. I ricavi sono aumentati del 2,3% rispetto all’anno prima, con il settore manifatturiero a fare da traino. La politica monetaria della Bce ha di fatto ridotto i costi del debito delle piccole medie imprese e questa manovra ha contribuito al miglioramento della redditività netta delle PMI. Al miglioramento della redditività media è corrisposta una diminuzione del numero di piccole medie imprese che hanno chiuso l’esercizio in perdita. Diminuisce anche il numero di aziende uscite dal mercato a seguito di una procedura concorsuale o di una liquidazione volontaria.
Continua a crescere invece il numero delle PMI (5.000 unità in più rispetto all’anno scorso), grazie soprattutto alla nascita di nuove microimprese (+ 9,7%). Segnali positivi anche dal punto di vista della solvibilità, dell’accesso al credito, del rafforzamento del capitale proprio e della puntualità nei pagamenti.

A cura della redazione
© Riproduzione riservata


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