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Investigazioni, le prove del tradimento in un divorzio giudiziale

In un divorzio giudiziale, per dimostrare il tradimento del coniuge è necessario presentare prove “legali” che possono essere testimonianze, prove fornite da un detective, fino a sms ed email
Nella maggior parte dei divorzi la causa principale è il comportamento adultero dell’uno o dell’altro coniuge. Il tradimento comporta la possibilità di addebito a carico del coniuge infedele, motivo per cui moglie o marito traditi devono comprovare il comportamento adultero per mezzo di prove “legali”. Tuttavia, poiché le prove abbiano valore, va dimostrato che il tradimento è stata la causa scatenante della crisi di coppia ed è stato consumato durante il matrimonio.
La strada più battuta in questi casi è quella di affidarsi a un professionista, un investigatore privato che, nel rispetto della legge, e a mezzo di foto, filmati e registrazioni, confermi il comportamento adultero dell’ex coniuge. A termine del suo compito, il detective fornisce al cliente un report dettagliato su quanto osservato nel periodo di lavoro. Tuttavia, il report non costituisce prova; per questo, oltre al materiale reperito nel corso dell’indagine, serve che l’infedeltà sia testimoniata in tribunale dall’investigatore stesso.
Per quanto riguarda invece gli sms, le chat e le email, il discorso si fa un po’ più complesso. Il problema principale è che manca una normativa chiara ed esauriente in materia, che indichi se i messaggi di testo  rappresentano un prova legale da esibire in sede di giudizio. A riempire questo vuoto ci sono le sentenze dei giudici che di volta in volta si sono espressi sul tema.
Secondo la Corte di Cassazione, l’sms rappresenta “una prova assolutamente valida in una causa di divorzio”, purché il cellulare venga depositato in toto. La trascrizione della conversazione o la stampata della stessa non fungono da prova legittima, in quanto possono essere contestate dalla controparte. Nel caso delle chat (nello specifico di Whats App), di recente il tribunale di Catania, in un caso di licenziamento comunicato via sms, ha dichiarato che “la doppia spunta verde visualizzata sul display del mittente è la prova della corretta ricezione da parte del destinatario”. Conferme sulla lettura e comprensione del testo valgono come discriminante anche per le email. Altresì, non è ammessa come prova la testimonianza di una chat che deriva da app o software spia che riescono a intercettare tutte le conversazioni desiderate.

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