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Microspie: evoluzione tecnologica

Le moderne microspie sono facilmente occultabili piuttosto rapidamente in una varietà pressoché infinita di luoghi

Composte solitamente da un microfono e da un trasmettitore, le microspie sono apparati elettronici che, sfruttando tecnologie anche molto differenti tra loro, permettono di intercettare comunicazioni verbali e di trasmetterle a distanza ad una stazione ricevente.
Decisamente semplici da utilizzare anche da personale non esperto, le moderne microspie sono facilmente occultabili piuttosto rapidamente in una varietà pressoché infinita di luoghi.
La storia e, di conseguenza, l’evoluzione delle microspie è strettamente legata al progresso tecnologico dei suoi principali componenti, ovvero: il microfono ed il modulo audio; il sistema di trasmissione; il sistema di alimentazione.

I microfoni ed i relativi moduli audio che attualmente si possono utilizzare sono svariati e molto diversi tra loro per peculiarità che li rendono così adatti a situazioni molto eterogenee.
Dai primi microfoni a capsula con dimensioni di circa 3mm di diametro, che captavano indistintamente voci e rumori ad un raggio d’azione di 5 metri, oggi assistiamo all’avvento di microfoni adatti ad ogni tipologia di installazione.
Troviamo infatti quelli abbinati al relativo modulo audio che captano solo le frequenze della voce umana, escludendo quasi completamente i rumori di fondo (è il caso degli otofoni o ceramici), microfoni con le fattezze di uno spillone, utilissimi per installazioni in situazioni particolarmente difficili e molto vicine alle fonte da controllare, microfoni a contatto che, applicati su una parete, pavimento o soffitto attiguo all’ambiente da controllare, permettono di amplificare tutti i suoni e, di conseguenza, anche le comunicazioni che avvengono nella stanza oggetto di controllo.

Di sistemi di trasmissione dei dati raccolti ve ne è ampia varietà e, rispetto ai primi sistemi analogici basati esclusivamente sulle onde radio in banda VHF, oggi le tecnologie usufruibili sono:

le microspie analogiche che possono trasmettere in continuo oppure essere attivate da un sensore (di prossimità, di movimento o ad attivazione vocale) e che solitamente utilizzano una range di frequenza dai 120 MHz ai 870 MHz, mentre la potenza solitamente varia dai 10 mW ai 250 mW anche se  possono arrivare a 1000 mW;

le microspie analogiche criptate ovvero comuni microspie analogiche con in più un circuito di criptazione. La criptazione della trasmissione voce, che utilizza algoritmi molto complessi, rende impossibile intercettare la comunicazione con un comune scanner;

le microspie digitali che utilizzano il sistema Digital Signal Processor (termine mutuato dall'inglese che tradotto letteralmente significa "processore di segnale digitale"), in acronimo DSP, che è un microprocessore ottimizzato per eseguire in maniera estremamente efficiente sequenze di istruzioni ricorrenti nel condizionamento di segnali digitali. Le microspie digitali non possono essere assolutamente “ascoltate” e per sentire una trasmissione digitale è indispensabile un ricevitore dedicato. Possono trasmettere in continuo o essere attivate da un sistema di attivazione vocale denominato VOX. Le microspie digitali tecnologicamente più avanzate utilizzano una cifratura multipla di livello militare, sono dotate di VOX e la trasmissione è in tecnologia FSK (frequency-shift keying). Anche il ricevitore dedicato, oltre a ricevere l’audio trasmesso alla micro, può trasmettere a sua volta alla micro stessa impartendo delle programmazioni (attivazione, livello di potenza, sensibilità del microfono, controllo del canale di trasmissione, ecc);

Le microspie analogiche o digitali frequency hopping
La frequency-hopping spread spectrum, in acronimo FHSS, è una tecnica di trasmissione radio usata per aumentare la larghezza di banda di un segnale. Consiste nel variare la frequenza di trasmissione a intervalli regolari in modo pseudocasuale attraverso un codice prestabilito. L'unico modo di ricevere correttamente la trasmissione è quello di conoscere la sequenza esatta dei salti di frequenza e disporre di un ricevitore adatto a seguirli. Diversamente, ciò che si ottiene sono solo dei frammenti sparsi senza alcun significato coerente. Queste caratteristiche portano la FHSS a garantire un certo grado di segretezza della trasmissione e una buona immunità ai disturbi, soprattutto da parte di altre trasmissioni interferenti;

Le microspie GSM, DCS, UMTS
le microspie GSM utilizzano il sistema Global System for Mobile Communications, attualmente lo standard di telefonia mobile più diffuso al mondo.
Sono veramente tantissimi i modelli di micro GSM e sono assolutamente i più utilizzati in quanto per ascoltarle è sufficiente telefonare al numero della SIM contenuta all’interno della micro GSM. Le Microspie GSM possono trasmettere in continuo o con l’attivazione vocale e utilizzano tre specifiche frequenze i 900 MHz (GSM), i 1800 MHz (DCS), i 2100 MHz (UMTS) (anche se è possibile trovare delle Micro GSM quadri band: 850, 900, 1800 e 1900 MHz).
Le Microspie GSM più avanzate sono dei veri e propri gioielli della tecnologia. Oltre a fornire l’ascolto ambientale inviano una serie di informazioni come la posizione geografica grazie alla triangolazione con le celle telefoniche. Inoltre, possono anche ricevere una serie di comandi da parte dell’operatore (attivazione, livello di potenza, sensibilità del microfono, regolazione dei livelli audio, ecc).
Volendo, sono anche dotate di sistema denominato “antibonifica”, ovvero si spengono automaticamente quando gli viene a mancare la corrente d’alimentazione.
Vista l’elevata potenza di trasmissione (rispetto le Microspie Analogiche e Digitali) il consumo di corrente è elevato e vengono quindi solitamente collegate ad una fonte di energia permanente;

Microspie che registrano ed inviano il file in Wi FI, GPRS, UMTS o LTE
le ultimissime microspie utilizzano la registrazione dell’audio ambientale in una memoria interna o in una micro SD per poi inviare il file della registrazione tramite rete telefonica o Wi-Fi.
Il fatto che non trasmettano ma unicamente registrino, le permette di non essere rilevate da bonifiche effettuate con apparecchiature che rilevano una trasmissione radio. Il file contenente la registrazione viene infatti inviato in un secondo momento programmabile a priori oppure a richiesta. Ovviamente questi dispositivi sono molto complessi e capaci di ricevere tutte le p
os
sibili configurazioni dall’operatore (tempistica d’ invio del file audio, regolazioni del microfono, sensibilità del VOX, ecc).

Analizziamo ora i possibili sistemi di alimentazione.
Le dimensioni di questi dispositivi si è da sempre cercato di contenerle per la naturale esigenza di doverle occultare in maniera più rapida ed efficace possibile. Il principale problema da risolvere è sempre stato quello relativo alle batterie. Le dimensioni di queste ultime, infatti, superavano spesso abbondantemente quelle della microspia vera e propria, a causa della necessità di disporre di una sufficiente autonomia di funzionamento.

Le soluzioni praticabili, relative all’alimentazione di una microspia, sono principalmente due: utilizzare delle batterie; allacciarsi alla linea elettrica esistente nella stanza da controllare.

A determinare fattivamente il processo di miniaturizzazione delle microspie autoalimentate è stata l’evoluzione delle batterie che, in termini di volume, possono rappresentare anche il 50% del volume dell’intero apparato.
La criticità della scelta del dimensionamento delle batterie è determinata dal fatto che un relativamente grande pacco batterie garantirebbe sì grandi autonomie ma a discapito dell’occultabilità.
Anche se ancora oggi la batteria di alimentazione rappresenta un notevole problema, i progressi fatti dalla tecnica hanno comunque reso possibile un discreto miglioramento delle dimensioni e, soprattutto, delle performance.
Oggi, nel mercato civile, sono disponibili delle batterie ai polimeri di litio (Li-Po) che, a parità di dimensioni, rispetto alle “vecchie” Nickel-Metal-idrato (Ni-MH) hanno una durata circa del triplo.
In un prossimo futuro per gli utilizzi civili, ma già disponibili nel settore militare, ci saranno delle batterie ricaricabili ai polimeri di litio e gel di biossido di titanio che avranno un tempo di ricarica ridotto del 70% ed una durata, sempre a parità di dimensioni, di dieci volte superiori alle attuali batteria ai soli polimeri di litio.
L’alternativa all’utilizzo delle batterie è quella di optare per un’alimentazione tramite la rete elettrica, perdendone però in rapidità ed in praticità di installazione con tempi spesso troppo dilatati e quindi raramente compatibili con l’attività di controllo.

Come visto, in estrema sintesi, le microspie sono degli apparati tecnologicamente molto avanzati, spesso di derivazione militare, che possono essere assemblate per rispondere alle specifiche esigenze del singolo caso, abbinando la varia componentistica per raggiungere il risultato ottimale.

di Michele Romanelli – www.lanuovainvestigativa.it
© Riproduzione riservata

Si desidera ringraziare Marco Muratori per la preziosa collaborazione

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